NICOLA POZZI

Attaccante
Nato a Santarcangelo di Romagna (Rn) il 30 giugno 1986
Esordio in A: 28 agosto 2005, Udinese-Empoli 1-0

2001-02 CESENA C1 0 0
2002-03 CESENA C1 2 0
2003-04 CESENA C1 17 4
86 Gen. 04 MILAN A 0 0
18 2004-05 MILAN A 0 0
Set.2004 NAPOLI C1 3 1
86 Gen.2005 PESCARA B 4 0
7 2005-06 EMPOLI A 24 2 1 0
9 2006-07 EMPOLI A 30 5 2 1
2007-08 EMPOLI A
(legenda)

Per il suo primo gol da professionista ha scelto nientemeno che un club di Serie A, il Perugia di Serse Cosmi, nel match di andata di Coppa Italia. Poi, un paio di settimane più tardi, Nicola Pozzi ha assaggiato anche il gusto della prima rete ufficiale nel campionato di C1. Vittima il Pavia, proprio nel giorno in cui per la prima volta ha indossato al "Manuzzi" la maglia da titolare del Cesena. Una realizzazione con dedica speciale, sottolineata con tanto di messaggio sulla maglietta della salute («Manu ti aspettiamo»). Destinatario il compagno di squadra Emanuele Chiaretti, finito sotto i ferri del chirurgo per la ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, con conseguente lungo stop. In pratica, chi da Pozzi è stato rimpiazzato in prima linea: «Mi sono sentito di farlo per il bellissimo rapporto che mi lega a lui. Tutti quanti lo aspettiamo a braccia aperte» conferma il 17enne attaccante, grande rivelazione di questo scorcio iniziale di stagione. Il ragazzo di Santarcangelo di Romagna, figlio unico di Giovanni e Livia (non si perdono una partita, neppure in trasferta), è subito diventato l'idolo della curva bianconera, dove nel recente passato ha trascorso trante domeniche. Alla faccia di chi lo etichetta genericamente come riminese (ahi, ahi, il derby...): «Rimini è solo la provincia in cui risidedo con la mia famiglia, fra l'altro per metà originaria di Savignano» si affretta a precisare l'ennesimo prodotto del sempre prolifico vivaio romagnolo. «La verità è che sono bianconero dalla testa ai piedi e fino a poco tempo fa il mio posto era là, insieme agli amici, a tifare per il Cesena».

Pozzi ha iniziato a tirare calci a sei anni nei Pulcini della Santarcangiolese, quindi a dieci il passaggio alla Savignanese e tre stagioni più tardi l'approdo a Cesena, subito inserito nei Giovanissimi nazionali allenati da Fulvio Zuccheri. Poi, dopo una breve parentesi con Benedetti negli Allievi regionali, è stato Fabio Calcaterra a fargli compiere il doppio salto, inserendolo nella rosa degli Allievi nazionali con un anno di anticipo. Dodici mesi fa, di questi tempi, ha cominciato ad allenarsi con la prima squadra, continuando comunque ad andare in campo alla domenica mattina con gli Allievi, segnando a raffica. Finché Beppe Iachini non lo ha fatto esordire a Cittadella: «Calcaterra è il tecnico a cui finora devo essere più riconoscente e che più mi ha fatto maturare a livello tecnico, dandomi preziosi consigli dall'alto della sua esperienza di ex giocatore ai massimi livelli. Però non mi aspettavo di arrivare così presto in Serie C. Onestamente ho avuto un pizzico di fortuna, anche se resta fondamentale farsi trovare pronti quando capita l'occasione» confessa Nicola. Che, come la maggior parte dei suoi colleghi, ha visto nascere dentro casa la passione per il calcio: «Mio padre ha sempre fatto parte di questo mondo. Prima giocando a livello dilettantistico, poi come allenatore e direttore sportivo in varie società della zona. Così, fin da quando ho cominciato a camminare, i miei genitori mi portavano sui campi. Nel letto, al posto del cuscino, abbracciavo il pallone...».

Buona tecnica, una potenza fisica inusuale per un teen ager della sua età, l'innato fiuto del gol: ecco le doti che hanno portato alla ribalta il gioiellino cesenate, di cui poco si sapeva, persino tra gli addetti ai lavori. «Mi ha impressionato: è un bambino con gli attributi di un veterano. Lavora tantissimo ed è fondamentale per aprire gli spazi a un bomber ritrovato come Cavalli»: è il giudizio di Gianfranco D'Astoli, uno degli allenatori più esperti della categoria, timoniere del Lumezzane uscito con le ossa rotte dal confronto diretto di fine ottobre. Una cosa hanno di sicuro annotato i numerosi osservatori che lo hanno visto all'opera: oltre ad agevolare il compito del compagno di reparto, il baby romagnolo ha già masticato e digerito tutto il repertorio del giocatore vero, con annesso quel campionario di malizie che quando hai 17 anni porta l'arbitro a fischiarti tutto contro, ma che più avanti magari ti farà guadagnare un rigore o una punizione dal limite. Insomma, minorenne per l'anagrafe, ma in campo scafato, arrogante e cattivo (in termini sportivi, s'intende) come un trentenne.

Sarà un caso, ma con Pozzi titolare, dopo qualche passaggio a vuoto, la "banda Castori" ha cambiato marcia gravitando stabilmente in zona playoff: «La nostra forza sta nell'unità del gruppo, in grado di volta in volta di sopperire anche a numerose assenze. Proprio perché siamo legatissimi anche fuori dal campo. È chiaro che ho legato di più con i miei coetanei, ma anche i veterani non si tirano indietro e danno una bella mano a noi sbarbatelli. Già, perché le differenze rispetto al settore giovanile sono notevoli. Qui bisogna soprattutto abituarsi alla tensione del prepartita, i tre punti hanno valore doppio, il risultato viene prima di tutto il resto. Comunque l'aiuto più grosso, per me, è trovare qualcuno disposto a darmi un passaggio in macchina...». Nicola ci ride sopra. Fatto sta che, non avendo ancora l'età per la patente, è costretto a prendere tutte le mattine il treno per raggiungere Cesena, dove fra l'altro studia da privatista per diplomarsi ragioniere: «Sì, perché non credo sia giusto trascurare la scuola per il calcio. Che pure sta diventando la mia professione. Così tra libri, allenamenti e partite, il tempo libero da passare in compagnia degli amici è sempre meno. No, non è un sacrificio. Anzi, sono undici anni che mi diverto e spero di continuare a lungo. Quando c'è la passione, la fatica non si sente».

Deciso a battere il ferro finché è caldo. Pur vivendo con grande serenità questo periodo magico in cui tutti parlano di lui. E non solo da queste parti, dato che a Pozzi ha dedicato un dettagliato articolo (con foto) anche un quotidiano belga in lingua fiamminga: «Certe attenzioni non mi pesano, però forse mi è stato dedicato persino troppo spazio, visto che ho semplicemente segnato due reti in venti giorni. È un momento di grazia, in cui tutto sta girando per il meglio, ma questo per me rappresenta solo il punto di partenza. Il difficile viene adesso, perché ci si potrebbe adagiare su quel che di buono si è fatto. E allora bisogna tenere alta la concentrazione per ripetersi e continuare a migliorare. Puoi avere anche talento, ma se non l'accompagni con l'umiltà, l'applicazione e la determinazione, nel calcio di oggi sei destinato a fermarti presto». Parole sacrosante. Intanto, però, Nicola "Il Saggio" («Nessuna dieta particolare, il mio piatto preferito sono le lasagne al forno») è già nel mirino di importanti club (Juventus e Parma in prima fila), che lo stanno tenendo d'occhio costantemente: «Sono notizie che ho letto sui giornali o che sento dire per strada dalla gente. Di ufficiale non c'è nulla. Comunque fa piacere, è stimolante. Tanto più considerando la mia fede juventina, con Del Piero e Trezeguzet come idoli». Un cuore doppiamente bianconero. Con uno squarcio pure d'azzurro, dato che Pozzi è stato regolarmente impiegato da Antonio Rocca nella prima fase delle qualificazioni europee brillantemente superate lo scorso settembre: «Un'emozione unica, difficile da spiegare a parole, che mi auguro di ripetere in futuro». Adesso però c'è il Cesena e una promozione da regalare alla "sua" curva. In attesa di scoprire se la bella favola del ragazzino che fa sognare questo feudo della Romagna pallonara avrà un lieto fine. Magari al "Delle Alpi" o al "Tardini".

(Gianluca Strocchi - Guerin Sportivo - 11 novembre 2003)



La carriera in nazionale (figc.it)